
Efficienza energetica nell’industria: regole e buone pratiche
Sono ben 6.434 le aziende del comparto industriale che hanno presentato diagnosi energetica nell’ultimo anno, di cui 3.109 imprese energivore. E sono 11.172 i siti in diagnosi e 7.818 quelli sottoposti a monitoraggio energetico. Sono poi 404 le aziende certificate ISO 50001 e, nel complesso, le imprese che hanno adempiuto all’obbligo di diagnosi energetica sono 9.195, di cui 3.488 energivore, per lo più concentrate nel nord Italia, in particolare tra Lombardia e Veneto.
Questi sono soltanto alcuni dei dati presenti nell’ultimo Rapporto annuale sull’efficienza energetica in Italia di ENEA, commentati dall’Ing. Marcello Salvio, responsabile del laboratorio efficienza energetica settori economici di ENEA, durante il webinar del 22 ottobre organizzato da LUMi4innovation.
Un evento che ha rappresentato un’importante occasione per fare il punto della situazione su obblighi e opportunità di fare efficienza energetica nell’industria.
Verso gli obiettivi del PNIEC
Stando ai dati ENEA presentati dall’Ing. Salvio, gli interventi di efficientamento energetico effettuati dalle aziende e riportati nelle diagnosi energetiche hanno rappresentato un risparmio di 750 ktep/anno suddivisi in risparmi elettrici (213 ktep/anno, 28% del totale), risparmi termici (102 ktep/anno, 14%), risparmi di carburante (139 ktep/anno, 19%) e altri risparmi (297 ktep/anno, 40%).
Un dato molto importante riguarda gli obiettivi globali di efficienza energetica legati all’industria. Gli interventi individuati nelle diagnosi energetiche potrebbero, se realizzati, conseguire infatti un risparmio di 3,7 Mtep/anno, ben sopra agli obiettivi stabiliti dal PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima) al 2030.
Entrando nel dettaglio degli interventi di efficientamento energetico individuati nelle diagnosi, si nota che più della metà del totale (58%) è rappresentata da 4 aree di intervento:
Illuminazione, ovvero attività di relamping e sostituzione di corpi illuminanti con tecnologia LED e smart lighting (20%)
Generale, che riguarda interventi su organizzazione, formazione e monitoraggio ad esempio (15%)
Produzione di energia da fonti rinnovabili, con sistemi di cogenerazione e impianti fotovoltaici ad esempio (11%)
Aria compressa (11%)
Restano comunque rilevanti anche impianti elettrici (9%), linee produttive e climatizzazione (8%).
Le 5 regole fondamentali dell’efficienza energetica nelle imprese
Durante il webinar del 22 ottobre si sono confrontati diversi esperti, tra cui, oltre a Marcello Salvio di ENEA, l’ing. Pietro Andriola, CEO di Eteco, l’ing Andrea Angelini, esperto di energy management di Jump Facility, e l’ing. Donato Colucci, Energy Manager di Tecno Energy.
Dalla discussione, sono emersi alcuni fattori critici per fare efficienza energetica in azienda che possono essere riassunti in 5 punti fondamentali.
1. Diagnosi energetica: obbligo o opportunità?
La diagnosi energetica è un obbligo normativo, certo, ma può anche rappresentare una importante opportunità per analizzare l’impronta energetica della propria azienda e capire come migliorarla. Deve quindi essere visto come uno strumento di analisi prima ancora che un obbligo normativo.
2. L’importanza della power quality
La qualità dell’energia è un aspetto cruciale per le aziende energivore, ma non solo. Una cattiva diagnosi energetica può portare a enormi sprechi di energia, oltre che a blocchi produttivi e a perdite economiche. Per questo motivo, una delle principali aree di miglioramento in termini di consumi energetici è legata a questo aspetto.
Esistono diversi sistemi per poter migliorare la power quality, come quello presentato dalla giovane azienda Eteco che, lavorando sui disturbi elettromagnetici nelle alte frequenze, può portare a risparmi energetici del 5-10% del fabbisogno energetico totale annuo.
3. Il ruolo dell’energy manager
Purtroppo, ancora molte imprese energivore non hanno un energy manager ovvero una figura interna preposta alle attività di gestione e monitoraggio degli interventi di efficienza energetica e, anche per questo motivo, non hanno ancora una piena consapevolezza di quali sono i loro consumi energetici e di come potrebbero migliorarli. In questo modo, si limitano a rispondere agli obblighi ma senza una vera lungimiranza imprenditoriale in questa direzione. La presenza di un energy manager in azienda potrebbe invece fare la differenza.
4. L’importanza del monitoraggio energetico
Soltanto attraverso i dati è possibile conoscere lo stato reale dei consumi ed effettuare analisi consuntive e predittive in base a specifici interventi di efficientamento energetico. La scelta, oggi, deve essere data-driven e senza un sistema di monitoraggio energetico adeguato diventa difficile poter prendere decisioni in questo senso.
5. Il payback period
Le aziende sono più propense a fare investimenti con un ritorno nel breve termine (1-3 anni) o nel medio (3-5 anni). Il ritorno sull’investimento è un mezzo importante per capire la direzione da prendere.
I tempi di ritorno variano a seconda dell’area di intervento. Ad esempio, il tempo di ritorno medio è relativamente basso per interventi relativi a illuminazione e aria compressa (3-4 anni), medio per interventi nelle aree generale e linee produttive (5 anni) e più elevato per la produzione di energia da fonti rinnovabili (7 anni)
Fonte: Questo Articolo è stato scritto da Laura Baronchelli
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